14 giugno 2014

Una vita da lettore

Mi sono spogliato delle vesti.
Messo il costume, andai a irragiare la mia carne con il sole mattutino.
Portai il libro con me, e un quaderno, deciso a trascriverci ogni frase che mi avesse colpito.





“…e il pensiero tacque, tace sempre quando la volontà è ferma.”
 
“José Anaiço seduto sulla soglia della porta, Joaquim Sassa su una sedia perché è l’ospite, e dato che José Anaiço ha le spalle rivolte alla cucina, da dove viene la luce, ancora non nè conosciamo i lineamenti, sembra che quest’uomo si nasconda, invece non è vero, quante volte ci è successo di mostrarci come siamo senza che ne valesse la pena dato che non c’era nessuno a vederci.”
 
“Joaquim Sassa… come uno di quei viaggiatori che non hanno debiti nè paura, come se fosse uscito presto per godersi il fresco del mattino e mettere a profitto la giornata, i turisti mattinieri sono così, in fondo problematici e agitati, soffrono per l’irrimediabile brevità della vita, coricarsi tardi e alzarsi presto salute non ne dà, ma allunga l’esistenza”
 
“…se un giorno avrai un figlio, morirà perché tu sei nato, da questo delitto nessuno ti assolverà, le mani che fanno e tessono sono le stesse che disfano, la certezza crea l’errore, l’errore produce certezza. Magra consolazione. Non esiste consolazione, mio triste amico, l’uomo è un animale inconsolabile.”
 
Commisi un errore.
Con Josè Saramago non si possono fare questi ragionamenti, a meno che tu non voglia riscrivere interamente i suoi libri.