24 gennaio 2013

Il pallone ritrovato - REMAKE



Quando ero piccolo dicevo sempre che da grande avrei voluto fare il calciatore.
Avevo sei anni quando per il mio compleanno i miei amici mi regalarono un pallone. Ricordo ancora quanto fosse bello, ricordo ancora le parole mentre scartavo il pacco, Ma che cos’è questo regalo a forma di PALLONEEE, ricordo ancora la mia felicità subito dopo, una carta carbone che ha impresso nella mia memoria ogni singolo dettaglio di quel giorno. Era il modello con i pentagoni di cuoio bianchi più grandi e neri più piccoli rigorosamente cuciti a mano, cuciti a mano in Italia che il boom della cina ancora non c'era in quegli anni, almeno così sostiene mio cugino che in cina ci è stato.
Me lo avevano regalato con la scusa di poter giocare finalmente insieme con un pallone decente evitando quel dannato tango che cambiava direzione ad ogni soffio di vento.
Appena lo scartai non gli tirai neanche un calcio me lo portai subito in casa lo misi sul mio letto e lì ci restò gli diedi un bacio e scesi a scartare gli altri regali.
Quella stessa notte io e lui abbiamo dormito insieme e così tutte le notti a seguire di quella settimana e forse anche della settimana dopo. Non ricordo bene ma probabilmente ci ho passato almeno un mese intero abbracciato, quel pallone lo amavo proprio.
I miei amici mi insultavano perchè non ci volevo giocare con lui insieme a loro, il pallone era solo mio. Noi giocavamo insieme di notte sui campi verdi negli stadi, si perchè già che c'ero sognavo in grande non mi bastava il campetto sotto casa. Sognavo di giocare la finale del campionato del mondo e miliardi di persone a gridare il mio nome.
L'altro giorno è capitato che fossi a pranzo dai miei, prima di andare via sono passato in box a portare uno scatolone di cianfrusaglie. Per trovare dove appoggiarlo ho dovuto fare spazio. Ravana di qua e sposta di là, in fondo in un angolino impolverato indovinate che è spuntato fuori? Già proprio quel pallone.
Che ci crediate o no si ricordava ancora di me.
Ha detto gonfiami e l'ho gonfiato, poi ha detto rigonfiami che mi sto sgonfiando e io l'ho rigonfiato, una decina di volte almeno. Aveva la pelle scurita dagli anni di polvere ma neppure un graffio. Mi ha chiesto di portarlo a fare un giro gli ho risposto che non c'erano più bambini che erano cresciuti tutti. Si è messo a piangere ma così si è pulito dalla polvere rappresa.
Avrei voluto ci fosse Zacco lì con me compagno di tante partite, insieme saremmo riusciti a consolarlo senza immaginarci però che in fondo ce l'avrebbe fatta anche da solo.
Siamo saliti nel giardino fuori da casa mia dove da piccoli passavamo i pomeriggi a giocare e ho cominciato a palleggiare.
La vista del pallone ha richiamato l’attenzione di tre ragazzetti poco distanti intenti a fissare un cellulare, Pallone uno - IPhone zero.
Mi hanno chiesto di poter fare due tiri. Guardavo il pallone sorridere e gioire come mai prima d'ora, forse neanche quando eravamo io e lui a giocarci la finale mondiale contro il resto del mondo.
In quei miseri due passaggi ho avuto l’impressione che il mio pallone fosse riuscito a capire quello che non era riuscito a comprendere in vent’anni anni di vita, che farsi prendere a calci può perfino essere la cosa più bella del mondo se si realizza di essere nati per questo motivo.
A tirare calci ad un pallone si sa il tempo vola in fretta e per me si era fatto tardi, così l’ho preso in mano cercando il modo meno doloroso di congedarmi, l'ho guardato mi ha guardato ho capito. Ho squadrato il più piccolo dei tre ragazzi e gli ho detto, Il pallone è tuo te lo regalo ma giocateci insieme.
Con gli occhi traboccanti di gioia quel ragazzo mi ha ringraziato ha stretto a sè il pallone con un sorriso che neanche berlusconi quando vede una minorenne, mentre gli altri due amici gli gridavano, passa passa, e lui invece a stringerselo sempre più forte, Il pallone è mio lo ha dato a me giochiamo quando lo dico io.
Quella stessa sera al caldo sotto il piumone nell’immensità del mio letto ho sorriso lo stesso sorriso del mio pallone mentre veniva preso a calci e mi ho rivangato il motivo per cui preferisco il freddo nella parte sinistra del mio letto matrimoniale al trasporto della gelosia.
Non l'ho mai detto a nessuno ma io e il mio pallone quella finale mondiale contro il resto del mondo l'abbiamo vinta.
Mille volte almeno.