15 luglio 2012

Ampeloterapia - La cura dell’uva


Aveva i boccoli biondi e pareva un puttino. Vendemmiava e beveva mosto. E si sforzava di apparir normale.
La predilezione che avevo per il frutto della vite ancora mi accompagna. Forse il Re dei frutti. Se non il Re, almeno la Regina oppure uno dei Principi o Principesse, ma non scendiamo oltre.
Non è passato poi molto da quando abbiamo venduto il vigneto. Perchè lo abbiamo venduto ancora mi sfugge. Credo che fosse per la lontananza e l'impossibilità di dedicarci tutto il tempo che necessitava. Forse era diventato un pò troppo faticoso gestire tutto da soli dopo che il contadino che ce lo curava era diventato vecchio e con poche forze da gestire.
Abbarbicato al dorso della collina, proteso a sud in modo da massimizzare i vitali raggi solari, quel piccolo pezzo di terra dominava la vallata a est di Soave, precisamente a Monteforte d'Alpone. Questa zona del veronese è inzuppata di vigneti fin dall'epoca del grande impero Romano. Non è un caso che siano diventati il più grande impero mai conosciuto prima dato che basavano la loro alimentazione principalmente su frutta, verdura, cereali e pochissimo altro, ma questo è un mio personalissimo pensiero che non dovete per forza di cose condividere.
Potete capire quindi perché, fino a qualche anno fa, in questo periodo dell'anno stavo sempre in trepidazione. Si avvicinava settembre e, per chi come la mia famiglia possedeva un vigneto, questo significava solo una cosa, La Vendemmia. E se dovessi definire con una parola il momento magico della raccolta dell'uva, “Divino” sarebbe sicuramente quella. Ricordo che alcuni amici, pur di entrare nell'elite dei Vendemmiatori, sacrificano parte delle loro vacanze estive per raccoglier il frutto di Bacco. Sguardo alto e mani protese verso la vite, come si dovrebbe stare quando cerchiamo di prendere qualcosa di prezioso. E dopo che avrete letto qui di seguito quello che ho da dirvi sul frutto preferito dagli Dei e dai SuperEroi, capirete anche per quale motivo molti di loro non ci chiedono neppure una lira per entrare nell’ingranaggio di raccolta, ma si accontentavano di una sorsata di mosto e un po’ di vino che ne sarebbe uscito.
Questa festa divina a cui io e la mia famiglia, il settembre di ogni anno, eravamo invitati, ci dava la carica per affrontare al meglio il lungo e freddo inverno. Le sinuose colline veronesi che disegnano il paesaggio, l'aria pulita a far da contrasto a quella polverosa della città, il ritorno alle primitive origini vivendo per un'intera settimana senza acqua corrente, energia elettrica e bagno e solo un camino ad illuminare e scaldare la casa. Come se ne avessimo bisogno poi. Le vibrazioni positive che genera una famiglia riunita sotto lo stesso tetto e il calore che essa emana, tutti i componenti stretti l'un con l'altro a formare il branco, è qualcosa di indescrivibile e noi, per rispetto, non lo descriveremo. Quel puttino di poco fa raccoglieva il mosto che scendeva a rigoli dal tornio pigiato dai suoi fratelli più grandi, i cosiddetti puttoni. Lui che continuavo a chiederne e, mai sazio, aspettava di scomparire dalla loro vista per berne altro.
E quello che fanno i puttini ha sempre senso, anche quando non lo troviamo. Così ora, a distanza di parecchi anni, scopro un'ulteriore notizia che avvalora la mia tesi e che spiega alcuni dei miei interrogativi di quel tempo, uno fra tutti: come mai bastavano quelle semplici cose appena elencate per ricaricare le mie batterie per così tanto tempo?

La chiamano la cura dell'uva, o meglio, l'Ampeloterapia.
E' quel periodo in cui l'uva viene introdotta come alimento esclusivo, o quasi, della propria dieta. E noi in quella settimana ne mangiavamo davvero una quintalata. L’obiettivo principale è di disintossicare l’organismo ed eliminare le tossine. La polpa è leggermente lassativa e quindi, in questo periodo, soprattutto se si protrae tale alimentazione per alcune settimane, va mangiata da sola, eliminando i semini e la buccia, che invece non lo sono. Oltre a purificare l'organismo, l’uva contiene un sacco di sostanze benefiche utili al corpo come ad esempio vitamine del gruppo B (in particolare la vitamina B1, B2 e PP), la vitamina C, ma anche sali minerali come Potassio, Calcio e Magnesio. I grassi sono invece quasi inesistenti. Fornisce un discreto apporto calorico con 61 Kcal per ogni 100 grammi, fornito essenzialmente dall’elevata presenza di zuccheri di rapida assimilazione (glucosio e fruttosio), vera benzina per il corpo ingolfato. Tra le varie sostanze decantate dell’uva, abbiamo anche il resveratrolo che migliora la fluidità del sangue riducendo la tendenza delle piastrine ad aggregarsi, è un ottimo frutto antinfiammatorio e diminuisce il colesterolo. E’ anche ricco di polifenoli che sono antiossidanti naturali, tannini, diversi acidi tra cui acido tartarico, malico e citrico, oltre alla presenza di una grande quantità di acqua superiore all’80% del peso del frutto. La durata dell’Ampeloterapia può variare, ma generalmente è programmata per 3 o 5 giorni e ripetuta per due volte al mese. Di solito questi 3 o 5 giorni sono seguiti da altrettanti giorni a sola Uva, fichi e Mele. La cura dell'Uva aiuta il nostro corpo a rimettersi in forma, ha proprietà ricostituenti, rinfrescanti, disintossicanti dell’intestino, combatte la dispepsia, le emorroidi, la calcolosi urinaria e delle vie biliari, attiva le funzioni epatiche, facilita la digestione ed aiuta le cellule a difendersi dai radicali liberi, così come altre possibili indicazioni sono il trattamento degli stati di stipsi (stitichezza), periodi di stress psicofisici, patologie reumatiche e gotta. Insomma, un bisturi a tutti gli effetti, ma senza sala operatoria.
Vendemmiatori di tutto il mondo unitevi, diciamo grazie alla Vite. Noi lo sappiamo che non esiste in natura qualcosa che chieda all'uomo più della vite. Ma sappiamo anche che non esiste in natura qualcosa che dia più della vite.