Esiste un numero ricorrente in tutta la storia conosciuta dell’uomo,
che lo caratterizza nel profondo. Questo è il numero tre.
Si pensi, solo per citare un esempio, che l’entità “uomo”, inteso non
come sesso ma come genere, sia in realtà l’insieme di tre mondi.
Esiste il mondo materiale, detto reale, al quale l’uomo si interfaccia
con il suo corpo. I sensi, questa volta cinque e non più tre, ma solo perché
qualcuno di molto in alto ha pensato fosse meglio abbondare in questo caso che
non deficere, sono gli strumenti di cui siamo dotati per poter vivere in questo
primo mondo.
Ne esiste poi un secondo, detto immaginario ma non per questo meno
reale del primo, che è generato dalla mente. Ha la fantastica caratteristica di
essere non più grande di un normale cervello ma, a passarci una vita buttandoci
dentro cose, non si riuscirebbe a riempirlo neanche per metà.
C’è infine un terzo e più misterioso mondo, quello spirituale. Si basa
principalmente sulla fede e sulla speranza. Solo le anime più coraggiose hanno
il piacere di esplorarlo. Nessuna di queste, che se ne sappia, è mai tornata
lamentandosi di aver scoperto cose poco belle o poco interessanti.
Un essere umano in sane condizioni presenterà un sostanziale equilibrio
dei tre mondi e non si vivrà troppo in uno a discapito degli altri due.
Ogni mezzo d’interfaccia con i tre mondi, il corpo, la mente e l’anima,
prende il sopravvento sugli altri due in momenti distinti della giornata.
Durante le normali attività quotidiane, che siano lavorare o studiare o
camminare, il corpo è l’elemento dominante. Nei momenti di meditazione, di creatività
e immaginazione, di silenzio e solitudine o quando ci accingiamo ad
addormentarci, la mente prende il sopravvento e ci mostra un mondo
completamente diverso dal precedente. Niente sensazioni corporali, ma semplici emozioni,
pura energia.
Tuttavia, solo quando il sonno ristoratore s’impadronisce del corpo
addormentandolo e sottraendolo alla vita reale e, gia che c’è, addormenta anche
la mente facendola piombare, parlando in gergo elettronico, in stand-by con
acceso solo il led di segnalazione, solo allora il terzo mondo si palesa.
L’anima trascende e vaga in una dimensione misteriosa, che per
semplicità chiameremo la quarta dimensione, dove vive esperienze travolgenti.
Non avendo più il peso del corpo da portarsi dietro, né i limiti,
seppur vasti, imposti dalla mente, essa vaga in tutto il cosmo conosciuto e
non.
Vaga spesso solitaria. Vaga sola per non distrarsi e seguire il cammino
che si accinge a percorrere. Che cosa cerchi realmente nessuno lo sa, ma si
dice che sia l’anello di congiunzione tra l’essere umano, composto di questi
tre mondi, e l’altissimo. Che ci crediate oppure no questo non ha importanza,
ma quello che racconteremo ora è la prova che davvero tutto questo esiste.
In realtà non è poi così difficile sapere quello che fa l’anima nel suo
scorrazzare per la quarta dimensione, perché i racconti del suo viaggio sono
definiti dai nostri sogni.
Se poteste svegliarvi domani mattina, dopo il sonno ristoratore, e
ricordare tutto quello che avete vissuto nella quarta dimensione, vedrete cose
che non si allontanano da quelle che vi diremo ora.
Potrete vedere anime perse che vagano sulla spiaggia in cerca di un qualsiasi
segnale che le guidi verso la loro meta
Oppure anime che hanno già trovato la loro strada e che vi si buttano a
capofitto
Potrete trovare anime in trepidante attesa
oppure anime calme e goderecce che festeggiano con calici di inebriante
vino e musica seducente
Anime immerse nell’immenso
o attente ad ogni minimo dettaglio
Anime docili e tranquille
altre un po’ meno
Anime leggere
in pace coi sensi
che bastano a se stesse
e che cantano lodi come gli uccellini del cielo
Hanno tutte l’aspetto di donna perché così ha voluto chi le ha create.
Ma a un’anima in particolare noi volgiamo il nostro sguardo. L'anima di una micia.
Un’anima seria e responsabile che nasconde, sotto un’apparente calma di
autocontrollo e padronanza di sé, una particolare suscettibilità dovuta
all’eccessiva sensibilità. Un’anima paurosa di amare per paura di non essere ricambiata,
prudente nei sentimenti. Paziente. Per natura è diffidente e solitaria, ma
appassionata e fedele. Indipendente e determinata ma allo stesso tempo così
fragile. Si veste con una corazza di pelle borchiata e cerca sempre di dominare
gli altri e le loro scelte.
Quello che cerca è il rispetto. Apparentemente fredda e distaccata,
l’anima del gatto ha il fuoco sotto la banchisa.
Malgrado le sue innumerevoli qualità, talvolta anche lei percorre
strade che non sono le sue. A volte fallisce l'obiettivo, e paga, senza
lagnarsi, il prezzo dell'errore. Altre volte si allontana dal cammino, e perde
molto tempo per ritrovare la meta originaria.
Capita poi un giorno che, stanca del lungo camminare, si ferma a
riposare. E’ proprio in questo momento che, finalmente, il sogno le si palesa
in tutta la sua straordinaria magnificenza.
Un pipistrello la scova da lontano e le si avvicina piano piano,
cercando di non fare troppo rumore, per non spaventarla, perchè in un sogno l'amore viene con passi silenziosi.
Oh mia diletta, sei
qui. Non ho mai smesso di cercarti, non ho mai dubitato che un giorno ci
saremmo ritrovati.
L’anima di un gatto potrà anche perdersi in certi momenti, poiché conta
molto sulla sua buona fede, ma ha la particolarità che essa non si distrae
durante il cammino e coglie tutti i segni che le indicano di non essere sulla
strada giusta. Tornerà indietro alla scelta originaria e, finalmente, prenderà
la decisione giusta.
Come disse un certo Kalhih Gibran, Ascolterò il linguaggio della tua anima, come la spiaggia ascolta la storia delle ond... Ma ma ma, Bat, che minchia fai? Stai dormendo? Ma non ho ancora finito la lezione.
Come disse un certo Kalhih Gibran, Ascolterò il linguaggio della tua anima, come la spiaggia ascolta la storia delle ond... Ma ma ma, Bat, che minchia fai? Stai dormendo? Ma non ho ancora finito la lezione.
La lezione non era ancora finita per SuperLANCIO ma il suo discepolo
pipistrello si era addormentato.
La sua anima glielo aveva ordinato, si era gettata alla ricerca della
gatta dormiente.
Brancola nel buio ora, come un vero pipistrello.
Solo una torcia a strapparlo dall’oscurità più assoluta.
Una luce di speranza mai doma.
I sogni sai non dormono mai.
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