Avevo un vigneto.
In pratica ero un coltivatore. L'ingegneria nè ha rubato le braccia. Ora le dita connesse digitano infiniti tasti a ripetizione cercando di trovare il numero magico che mi permette di prendere qualche ordine per la mia azienda.
Chi l'avrebbe mai detto che da coltivatore qual'ero sarei finito a fare le offerte in un ufficio al quinto piano di uno degli edifici più imponenti di Sesto?
Io, e ancora non è finita.
Ma le origini segnano nell'intimo il destino di un uomo, ne tracciano un solco talmente grande che, pur avendo fatto così tanti passi, quando ci guardiamo indietro lo vediamo sempre.
Ed ora che sono in possesso di un bagaglio culturale totalmente diverso da quello di un contadino, badate bene, ho detto diverso, non inferiore nè superiore, semplicemente diverso, dopo 31 anni di onorata carriera, mi sono voltato indietro per vedere quanta strada avessi percorso e il mio sguardo si è soffermato su quel solco che ha rappresentato gran parte della mia vita: La vigna!!!
E così ho pensato a come potevo unire quel solco rappresentato dalla mia esistenza, al mio attuale bagaglio culturale. La risposta è stata immediata: Un Caffè Letterario!!!
Piuttosto che un caffè avrei potuto dare vita ad un'enoteca letteraria, ma perchè limitarsi al solo vino?
Ci sono così tante cose da scoprire in questa vita, e io vorrei conoscerne il più possibile: Thè, cibo, tisane, strane essenze. Uniamo il piacere fisico con il nutrimento spirituale.
Un caffè letterario, questo è il risultato di quello che sono.
L'ispirazione primaria mi è stato data da un grande del passato. Non so se avete mai sentito parlare di un certo Platone e del suo simposio (Il Simposio di Platone).
La secondaria dall'insistenza di un amico (Eugenio Gianola).
La secondaria dall'insistenza di un amico (Eugenio Gianola).
Per farla breve, la vita è sempre stata bastarda, e lo era anche nell'antica grecia.
Così l'uomo ha sempre cercato di rendere la propria vita più sopportabile assumendo sostanze inebrianti.
Ma se ci hanno sempre insegnato che l'uso di sostanze inebrianti è un pericolo per la società, ora sappiamo che lo è anche il farne a meno.
Quindi il problema si sposta sul "quali sostanze prendere".
Gli antichi greci risolsero questo problema introducendo delle bevande alcoliche in quantità sufficiente per sciogliere i muscoli e le inibizioni, bevande che fanno sorridere.
Con il simposio scoprirono l'usanza che fa emergere il meglio dal vino e in quelli che lo bevono, che rende sicuri di sè anche i timorosi.
Il Simposio invitava Dionisio, Dio del vino, in uno spazio cerimoniale. Gli ospiti, inghirlandati di fiori, stavano semisdraiati su divani. Davanti a loro tavolini bassi ricolmi di cibo. Schiavi di bell'aspetto offrivano una coppa dopo averla tuffata in un cratere dove il vino era allungato con l'acqua, così da ritardare il più possibile il momento dell'ubriacatezza, che tuttavia non viene mai raggiunta.
Modi, gesti e parole erano controllatissimi e ogni ospite aveva a turno l'occasione di parlare, declamare o cantare, così che tutti partecivano alla conversazione.
Lo scopo sostanziale è quello di esaltare le proprietà del vino che, se ben usate, riescono a collocare l'amore e il desiderio a una distanza che permette di discuterne.
Il vino aggiunge qualcosa alla società umana purchè sia usato per ravvivare la conversazione e quest'ultima sia civile ed estesa a tutti.
Questo è il vero nutrimento per l'anima, perchè se sorseggiato al momento giusto, nel posto giusto e con la compagnia giusta, il vino è la via alla meditazione e il nunzio della pace.
E io mi voglio inebriare di vita!!!
E io mi voglio inebriare di vita!!!
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