Se ne sta piangente su quel prato a
fissare tutto il tempo l’enorme quercia ergersi a metà del bosco. Un salice di
languidi sospiri che cadenzano tragicamente le sue giornate.
Ammira lo svettare di questa
imponente creatura e quel venticello che tanto lo irrita smuovendone le frange
sembra temere invece quell’essere sontuoso, non osa nemmeno avvicinare l’enorme
tronco che pare tutt’uno con il terreno, non spira tra gli immobili rami
protesi verso il cielo. Su di lui trovano rifugio specie animali di ogni genere
e forse chissà, persino Dio tanto pare alto. Pavoneggiare di chiome felici
sopra ogni cosa.
Nessuno trova riparo invece sotto di
lui, né uccellini, né gatti, ignorato persino dai topolini. A farle compagnia
quell’odioso venticello buono solo a spettinarlo.
“Ah quanto vorrei essere diverso”.
La tristezza dei suoi rami tuttavia
lo salva da una tromba d’aria come mai se ne sono viste prima d’ora in quei
luoghi. I suoi rami si piegano e seguono lo spirare del vento. Ne esce con
qualche ramo appena sfogliato. Ben altra sorte attende invece l’enorme quercia
issatasi tanto in alto, così bella all’apparir ma fragile nelle radici. La
prima folata le è subito fatale.
Ora gli uccellini hanno un altro
rifugio, il venticello amplifica il loro cinguettare che attira una giovane
ragazza che corre tantissimo. Lui le ha preparato un’altalena con i suoi rami e
un seggiolino in legno consunto e levigato a far da seggiolino e lei finalmente si ferma.
Se ne sta sempre piangente su quel
prato ma ora felicemente frastagliato dal vento.
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