Vado a spasso senza fretta
ho con me la mia casetta
Continua a ripetere all’infinito questa
filastrocca, se così si possono chiamare due strofe in rima cantata. Chicca è un’avventuriera. Se pensate che il suo nomignolo sia solo il
diminutivo di Federica vi sbagliate di grosso. Il destino che le ha attribuito,
per mezzo dei suoi genitori, questo nome, lo ha scelto perché ha un sottile
senso dell’umorismo e neanche troppo celato.
In casa hanno ancora una di quelle macchinette
che triturano i semi tostati del caffè per ottenerne la miscela. Attirata un
po’ dal rumore che fa quando è in funzione e un po’ dal magnifico aroma che si
sprigiona ad ogni utilizzo, a 3 anni aveva preso la sedia che stava sotto al tavolo della
cucina e, dopo averla spostata vicino al mobile su cui era posizionato il
macinino, ci era salita sopra. Allungandosi come più non poteva, era riuscita ad afferrare
con la sua manina un chicco di caffè, probabilmente caduto distrattamente alla
madre mentre la riempiva. Era così curiosa di sapere che sapore aveva quel
piccolo semino tostato che se lo era messo subito in bocca. Un saporaccio.
Lo aveva sputato fuori schifata. Non contenta era andata a
riprenderlo. Non aveva ancora finito con lui. Come tutti i bambini voleva solo conoscere il
mondo con ogni mezzo donatogli dalla natura. Abbiamo a disposizione 5 sensi per
farlo e lei li voleva usare tutti. Così dopo aver sentito il rumore che fa mentre
viene macinato e dopo averlo assaggiato, lo aveva tastato con le dita, rigirandolo per osservarne
la forma. Infine lo aveva avvicinato al naso per odorarlo. Forse perché appena ciucciato,
non emanava alcun odore. Così lo aveva inspirato forte e più forte ancora. Le esili ditina
che lo impugnavano lo avevano mollato proprio nell’istante di massima
inspirazione. Avvenne in questo modo che se lo cacciò ben bene dentro al
nasino. Il risultato è stato una notte al pronto soccorso e
un bel soprannome che avrebbe ricordato ogni volta alla bimba dove può portare
il troppo curiosare. Se per i genitori doveva servire da monito ad essere meno
intraprendente in certe situazioni, per Chicca era l’esatto opposto, cioè
ricordarsi sempre di osare per scoprire l’essenza delle cose.
Perché, come ripete sempre, Mi ha fatto
male, ma ora io conosco l’odore del chicco di caffè.
Certo, ti è entrato proprio dentro il cervello, era la replica bonaria e divertita della
madre. Ed era vero, quel chicco le era salito
talmente su per il naso che, una volta estratto, quel burlone del dottore
glielo aveva messo davanti dicendo per scherzo: Il chicco sono riuscito a toglierlo
principessa, ma l’odore non l’ho proprio trovarlo, dev’essersi nascosto da
qualche parte nella tua testolina.
I genitori di Chicca avevano sorriso, più per
lo scampato pericolo che per la battuta del dottore.
Ai dottori Dio non deve aver donato tanto
umorismo. Credo che l’abbia terminato tutto con i politici.
Parlando per ipotesi, se malauguratamente
l’effetto dell’anestetico dovesse svanire proprio mentre siete sotto i ferri in
sala operatoria e sentiste, per sbaglio, i discorsi che fanno questi strani
personaggi vestiti di bianco mentre usano il bisturi sui pazienti, capireste
che l’umorismo non è una virtù che gli si addice.
Dopo quella volta del chicco di caffè la
piccola aveva scoperto un’anima avventuriera, come se davvero il suo aroma le
fosse entrato dentro e, ricco di caffeina, le avesse svegliato la voglia di girare
il mondo.
Ma 5 anni sono pochi per andare a zonzo. I suoi genitori le avevano proibito di
avventurarsi da sola lontano da casa, che era pieno di pericoli là fuori.
Non mi allontanerò mai da casa, mammina, rispondeva lei. Si era fatta costruire da suo padre una
seggiolina tutta di legno. Ci aveva disegnato sopra una lumachina, dei panni
stesi ad asciugare, una sfilza di casette abitate dai suoi amici e tanto tanto
cielo.
Non mi allontanerò mai da casa.
Aveva risolto il problema. Se lei non si
poteva allontanare da casa allora la casa l’avrebbe seguita ovunque lei andasse.
Quella seggiolina era la sua nuova casa. Ora, ovunque va, ci va con la sua seggiolina.
Ovunque va, si sente a casa. Passa intere giornate seduta sopra. Fa
discorsi con i suoi vicini, stende i panni e rassetta casa, ma per la maggior parte
del tempo guarda il cielo e sogna. Forse è per questo che ha sempre il sorriso
sul suo volto e lo sguardo perso chissà dove.Qualche volta prende la sua “casa” e va in
spiaggia.
Vado a spasso senza fretta
ho con me la mia casetta
Oggi ad esempio si è seduta a fissare il mare.
Immagine dell’infinito. Le fa venire sempre grandi pensieri.
Si è portata il rotolo di cartone duro che la
mamma le ha dato dopo aver finito i fogli di carta assorbente che ci erano
avvolti attorno e che lei usa come binocolo.
Ci ha infilato dentro l’occhio e dopo un lungo
sospiro ha esclamato: Quanta acqua!
Nessun commento:
Posta un commento
Libera la mente