Qualche domenica, al pomeriggio, le donne scendevano alla Baixa per guardare le vetrine. Generalmente andavano a piedi, qualche volta può darsi che prendessero il tram, la qual cosa era il peggio che mi potesse capitare a quell'età, perché non ci voleva molto che mi venisse la nausea con l'odore che c'era lì dentro, un'atmosfera surriscaldata, quasi fetida, che mi rivoltava lo stomaco e nel giro di pochi minuti mi faceva vomitare. Sotto questo aspetto sono sempre stato un bambino delicato. Con il passare del tempo questa intolleranza olfattiva (non so come altro potrei chiamarla) è andata diminuendo, ma è più che sicuro che, per anni, mi basta montare su un tram per sentire la testa che mi girava. Quale che fosse il motivo, compassione verso di me o voglia di sgranchirsi le gambe, quella domenica scendemmo a piedi da Rua Fernâo Lopes, mia madre, Conceiçao, credo pure Emília, e io, per l'Avenida Fontes Pereira de Melo, poi per l'Avenida de Liberdade, e infine salimmo allo Chiado, dov'erano in mostra i tesori più preziosi di Alí Babà. Delle vetrine non mi ricordo, ne del resto sono qui per parlarne, argomenti ben più seri mi occupano in questo momento. Accanto a una delle porte dei magazzini Grandella c'era un uomo che vendeva palloncini e così, o per il fatto che lo avevo chiesto (della qual cosa dubito assai, perché solo chi si aspetta che gli sia dato si arrischia a chiedere) o perché mia madre aveva voluto, eccezionalmente, farmi una tenerezza pubblica, uno di quei palloncini passò in mano mia. Non mi ricordo se fosse verde o rosso, giallo o azzurro, o semplicemente bianco. Quello che successe dopo avrebbe cancellato per sempre dalla mia memoria il colore che mi sarebbe dovuto rimanere appiccicato agli occhi per sempre, dato che quello era nè più né meno il mio primo palloncino nei sei o sette anni di vita che avevo allora. Camminavano dunque nel Rossio, ormai di ritorno a casa, io pimpante come se portassi nell'aria, legato a una cordicella, il mondo intero, quando all'improvviso udii qualcuno ridere alle mie spalle. Guardai e vidi. Il palloncino si era sgonfiato, io lo stavo trascinando per terra senza accorgermene, era una cosa sudicia, corrugata, informe, e due uomini che camminavano dietro ridevano e indicavano con il dito me, proprio me, in quell'occasione l'essere più ridicolo della specie umana. Non piansi neppure. Lasciai andare la cordicella, mi aggrappai al braccio di mia madre come se fosse un'ancora di salvezza e continuai a camminare. Quella cosa sudicia, corrugata e informe era davvero il mondo.
José Saramago - le piccole memorie